Domande e risposte sulla Vernal Occhio alla Vernal ONLUS

Come si diagnostica la Vernal?

Anamnesi e caratteristiche cliniche sono fondamentali per la diagnosi, mentre i test di laboratorio non sono ad oggi dirimenti. Gli elementi anamnestici e clinici che devono indurre alla diagnosi di VKC sono:

    • l'età all'esordio (3-8 anni nel 70-80% dei casi);
    • l'andamento tipicamente stagionale primaverile-estivo, anche fino all'autunno,
    • ma soprattutto il perdurare e l'aggravarsi dei sintomi in estate, aspetto clinico-anamnestico assente nella congiuntivite stagionale allergica da pollini, che è invece caratterizzata da una risoluzione rapida della sintomatologia alla fine della primavera;
    • l'inefficacia dei comuni trattamenti antiallergici, specie degli antistaminici, per via oculare, ma soprattutto per via generale;
    • la dipendenza dai corticosteroidi, unici farmaci in grado di controllare la malattia efficacemente.
La certezza della diagnosi deriva dalla collaborazione tra allergologo e oculista che consente, sommando i vari dati clinici, di portare alla diagnosi e quindi alla corretta terapia.

L'esame obiettivo oculare è volto essenzialmente alla ricerca di quattro segni (score oculare):

    • iperemia congiuntivale,
    • ipertrofia papillare a livello della congiuntiva tarsale (caratterizzata da papille di diametro fino a 3 mm);
    • papille giganti (di diametro da 3 a oltre 6 mm), tipicamente presenti a livello della congiuntiva tarsale superiore;
    • presenza di papille nella regione del limbus (regione circolare di confine tra sclera e cornea). Le papille del limbus sono infiltrati di aspetto ialino od opalescenti, alla cui sommità si possono talora osservare punti giallastri (noduli di Trantas).
La presenza dei reperti patognomonici della VKC, papille giganti e infiltrati a livello del limbus, definiscono le tre varianti della malattia25,26:

    • forma tarsale o palpebrale, caratterizzata da papille giganti tarsali;
    • forma bulbare o limbare, caratterizzata da papille al limbus;
    • forma mista, caratterizzata dalla presenza di entrambi: papille giganti tarsali e al limbus.
La flogosi congiuntivale cronica e la liberazione di sostanze infiammatorie e cheratolitiche determinano un'aumentata fragilità e sensibilità dei tessuti oculari di superficie, predisponendo ai seguenti esiti corneali:

    • cheratite puntata superficiale, localizzata o diffusa, che nel tempo può trasformarsi in
    • un'ulcera “a scudo” (prodotta principalmente da un meccanismo tossico immuno-allergico);
    • abrasioni corneali;
    • panno superficiale neovascolare.
Le ulcere “a scudo” colpiscono circa il 10% dei pazienti, compaiono soprattutto nei periodi di maggiore intensità della sintomatologia e sono da considerarsi temibili complicanze. Esse, infatti, possono esitare in

    • astigmatismo elevato,
    • cheratocono,
    • perforazione corneale, più raramente.
La presenza rilevante di Major Basic Protein (MBP), derivante dai granulociti eosinofili, sul fondo delle ulcere, sta ad indicare un ruolo patogenetico di questi leucociti. Le lesioni corneali acute vanno riconosciute rapidamente al fine di instaurare una terapia idonea a evitare il rischio di esiti permanenti.

Le principali complicanze a lungo termine della VKC sono le cicatrici corneali centrali, esito di pregresse ulcere, che assumono la forma di leucomi stromali corneali, descritti nel 6-12% dei casi. Nel 15% delle forme gravi si possono inoltre avere altri esiti permanenti, quali cheratocono, astigmatismo, esiti cicatriziali da infezioni sovrapposte.

Il cheratocono (assottigliamento per cedimento della struttura corneale) è descritto in percentuali variabili dal 15 al 27% degli occhi, ma si tratta per lo più di un assottigliamento dello spessore corneale, il più delle volte a carattere non evolutivo, inducente un astigmatismo irregolare talora di grado elevato, con conseguente deficit visivo difficilmente correggibile con lenti. Infine, l'impiego prolungato di corticosteroidi può determinare effetti collaterali importanti quali aumento della pressione oculare, glaucoma, cataratta.

Secondo i dati della letteratura, una percentuale variabile dal 2 al 20% dei pazienti non adeguatamente trattati va incontro a sequele permanenti.


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